Curare l’epicondilite e la tendinite nel tennis
Il tennis è uno sport bellissimo, e ha una caratteristica comune ad altri pocchissimi sport. Si può giocare dai 5 ai 99 anni. Per quanto nuovi materiali e allenatori sempre più preparati facciano del loro meglio, la tendinite è sempre dietro l’angolo. In questo senso vanno però fatte delle precisazioni: la patologia tendinea non riguarda tutte le età e può presentarsi in diversi modi.
Le tre articolazioni più colpite
Caviglia, spalla, gomito. Non in quest’ordine e senza escludere in maniera assoluta articolazioni come anca e ginocchio, sebbene queste ultime solitamente non sono le più sollecitate durante la pratica di questo sport.
La caviglia viene coinvolta per l’infiammazione del tendine d’achille (o tendine tricipitale), la spalla per il coinvolgimento della cuffia dei rotatori e il gomito per la sofferenza della famosa zona epicondilitica. Il tendine d’achille è quel grosso cordone che si può sentire partire dal tallone e salire verso il polpaccio. La cuffia dei rotatori è una struttura profonda al di sotto dei muscoli più grossi della spalla (pettorale, deltoide, trapezio), fondamentale per la stabilità dell’articolazione. L’epicondilo è la parte sporgete all’esterno del gomito, sede di inserzione dei muscoli che muovono il gomito ma soprattutto polso e dita.
L’epicondilite
La parte laterale gomito è quella che negli anni si è meriata l’appartenenza alla categoria dei tennisti. Il motivo è che tutta muscolatura che si occupa di mantenere il braccio teso durante il rovescio si inserisce in una piccola zona ossea a lato dell’articolazione. Inoltre il rovescio è anche il colpo più complesso e prima di padroneggiarlo i normali tentativi ed errori per perfezionare il colpo possono scaricarsi sui tendini del gomito. Soluzioni ne abbiamo? Sì e solitamente molto efficaci:
- utilizzo di una fascia compressiva associata a un tutore con doppio effetto di scarico sulla muscolatura
- riscaldamento della parte con colpi di prova lenti (se fate il rovescio a una mano i primi fateli a due mani, è difficile ma paga)
- verificate che la spalla si muova correttamente, altrimenti il suo lavoro viene inesorabilmente delegato al gomito
Il tendine d’achille
La modalità per la quale i tre tessuti soffrono è facilmente intuibile. La caviglia viene continuamente sollecitata con spostamenti rapidi laterali (ma anche corsa verso la rete), il più delle volte anche con piccoli salti. Va da sè che una corretta forma di fisica e peso corporeo adeguato riducono i carichi su tutto l’arto inferiore e sulla caviglia stessa. Per prevenire di arrivare a situazioni croniche (molte volte il dolore si percepisce quando ormai il tendine è già in fase di tendinite avanzata) si possono usare diverse soluzioni:
- utilizzare calzature adeguate, soprattutto se giocate su superfici dure come il cemento
- scaldare gli arti inferiori prima di iniziare (che non vuol dire stretching, vuol dire un po’ di corsa leggera)
- utilizzare dei gambaletti, che scaricano il tendine sostenendo un po’ la muscolatura posteriore
Per ultimo ma non meno importante è bene rinforzare il polpaccio, che dev’essere tonico e preciso per rispondere alle sollecitazioni e ammortizzare gli urti. Quindi forza ma anche propriocezione. Lo stetching non è per tutti. Un tendine sano sottoposto a stretching scarica tutta la tensione sul muscolo (come dovrebbe essere), mentre un tendine sofferente potrebbe subire malamente la tensione, lesionandosi ulteriormente.
La cuffia dei rotatori
La tendinite della cuffia è un capitolo molto complesso, anche perché si sta parlando di 4 muscoli principali e un altro accessorio, ognuno con la propria direzione di movimento e il proprio ventre muscolare. I movimenti continui (soprattutto la battuta e le volée) sopra la spalla della racchetta vanno a stressare la zona subacromiale, andando a creare sfregamento sulla superficie della cuffia, in particolare del sovraspinato. Anche qui abbiamo delle soluzioni:
- allungare la muscolatura depressoria e intrarotatoria del cingolo scapolare (pettorali, grand dorsale)
- rinforzare globalmente la cuffia, con esercizi ripetuti quotidianamente, anche con dolore
- ancora una volta, riscaldare l’arto superiore senza racchetta, simulando i colpi prima di cominciare l’allenamento anche per migliorare la coordinazione di tutto il corpo.
E la fisioterapia?
Sì, sembra non ve ne abbia ancora parlato, ma di fatto fisioterapia è anche prevenzione e tutto quello elencato fino ad ora rientra in quest’ottica, ma cosa fare se il dolore non passa o se volete vederci più chiaro? Tutto filerebbe liscio se non ci fossero alterate tensioni muscolari, articolazioni con movimenti non congrui, appoggio scorretto del piede…una visita fisioterapica potrebbe fare luce e nei casi più complessi lo specialsta ortopedico diventa tappa obbligata…
La fisioterapia tramite la terapia manu-fasciale si occupa di ridare movimento alle strutture bloccate da alterazioni della fascia o da muscoli che non scorrono bene tra loro. La terapia del movimento giunge in aiuto quando è la mancanza di coordinazione all’origine dei sovraccarichi, con esercizi mirati e su misura del paziente. In associazione a queste due tecniche come già segnalato nell’articolo che approfondisce la tendinte, si può unire la TECAR terapia, valido strumento di stimolazione cellulare, per accelerare i tempi di guarigione del tendine.
Conclusioni
Che siate Roger Federer, Rafa Nadal o un semplice appassionato, il tennis nasconde insidie antipatiche, in cima della cui lista si trovano i problemi tendinei. Prevenzione, fisioterapia e una buona forma fisica sono il biglietto di ingresso per un’attività libera dal dolore.