Quante volte sentite che la diagnosi che il medico vi ha fatto non vi abbandonerà mai? Sivlia ha 38 anni e fa la commessa. Da qualche mese ha cominciato a sentire un dolore al ginocchio. Il suo medico ha subito deciso di risparmiarle dei carichi eccessivi facendole un certificato per esonerarla dal fare le scale. Non migliorata, verrà sottoposta a un intervento che mostrerà un ginocchio “sano”. Solo la consapevolezza del suo problema e un approccio psicologico integrato la farà tornare come prima.
Un dolore al ginocchio che inganna.
Quante volte leggendo il referto di una risonanza magnetica, una radiografia, vi autodiagnosticate una patologia, semplicemente appiccicandovi quel termine di cui tanto avete sentito parlare? In questo caso Silvia dopo aver sofferto per un sovraccarico dovuto a un trasloco, veniva “etichettata” dal suo medico, come disabile: un certificato la esonerava a fare le scale.
Lesione al menisco?
Quanta influenza possono avere queste etichette sulla nostra mente e su come elabora gli stimoli che le arrivano dal nostro corpo? Sivlia dopo un’attesa che non aveva portato beneficio andava sottto la lente della risonanza magnetica. L’esito era quasi una sentenza, lesione del menisco. Ancora oggi si discute dell’affidabilità di queste immagini, ma nella mente di Silvia non c’era alcuna incertezza.
La forza dell’autodiagnosi
Un intervento esplorativo fu quindi messo in coda, per vedere da vicino quello che la risonanza aveva mostrato. La sorpresa fu invece che quel menisco stava bene, e non andava quindi toccato chirurgicamente. Ecco che però la forza e la convinzione di quell’esame era talmente radicato nella mente di Silvia che si arrabbiò con il medico, che non aveva fatto niente al suo menisco “rotto”. Nulla a quel punto poteva essere più fatto a livello medico, ecco quindi che entrava in gioco la fisioterapia.
Nonostante ci fosse già una situazione approfondita dallo specialista, una attenta valutazione del ginocchio e di Silvia nella sua complessità fu messa in opera. Di fatto non esistevano segni evidenti di un problema di forma, quel ginocchio aveva tutto al posto giusto. Cosa non era stato preso in considerazione, era come Silvia percepiva il suo ginocchio.
Riprogrammare il nostro corpo
Ecco che non sempre sono le mani lo strumento di cura del fisioterapista. La capacità di capire quando bisogna invece lavorare sulla percezione del corpo (e quindi del dolore) è altrettanto importante. Gli strumenti a disposizione del fisioterapista sono molteplici; inoltre la durata della seduta di fisioterapia ci permette di ascoltare, capire e se possibile entrare in contatto con il nostro paziente.
Per Silvia è stato molto d’aiuto un bendaggio di tipo kinesio taping™, per farle senitire il suo ginocchio protetto, “curato”. Mettere da parte quel certificato che aveva creato in lei la paura di non poter più usare “normalmente” il suo ginocchio. Ricominciare a usare con fiducia la sua articolazione. Eseguire esercizi con incremento costante di difficoltà, ecco la terapia del movimento. Ed ecco che Sivlia ritorna padrona del suo ginocchio, che non è stato mai realmente malato, se non per pochi giorni.
Silvia e il suo ginocchio sono solo uno dei casi dove il dolore diventa malattia e non è più un sintomo. Se pensi che il tuo dolore non sia giustificato da un danno, parlane con un fisioterapista, potrebbe essere la soluzione giusta per te.