Periartrite: un termine abusato
Periartrite di spalla: una patologia nota a molti pazienti, quasi quanto la lombalgia o il raffreddore. Di per sè è un termine medico con un significato ben preciso ma non specifico. Affermazione ambigua, e ora vi spiego il motivo. Il concetto di “peri” in medicina considera tutto ciò che sta intorno, che avvolge, un organo, un tessuto, una cellula. Per fare qualche esempio, si può citare il periostio, il perimisio, il peritenon e via dicendo. Percui abbiamo una localizzazione precisa, la zona intorno alla spalla, e dove sta la confusione? Intorno alla spalla abbiamo: capsula con i suoi rinforzi, i legamenti, i tendini, i muscoli, le borse, i nervi oltre a i vasi sanguigni linfatici e tutto il tessuto tegumentario. Capite bene che di fatto non ci dà alcuna informazione specifica.
Artrite come qualcuno a volte confonde con artrosi, indica uno stato infiammatorio, nel caso della periartrite, di uno dei tessuti di cui sopra, intorno all’articolazione. Eccoci al punto, un paziente, che vuole sapere che cosa ha la sua spalla, il più delle volte viene sbolognato con una diagnosi che vuol dire “c’è qualcosa che non va intorno alla spalla”. La risposta spontanea volendo scherzare potrebbe essere “grazie lo sapevo che era qualcosa da queste parti e non un’unghia incarnita”, ma con la salute non si scherza, e forse i nostri pazienti meritano qualcosa di più.
Perchè alla base di una diagnosi così poco precisa c’è uno dei mali di questo secolo nella medicina (del servizio sanitario ma anche privata): la superficialità e la corsa al soldo. Sì, perché con una diagnosi così vaga non si sbaglia e si lascia tutto il carico di lavoro all’operatore che si prenderà cura di quella patologia e, soprattutto, si fa veloce, via, avanti un altro!
Diverse strutture, diversi trattamenti
Ecco che di fronte a una capsulite avremo di fronte alcuni strumenti terapeutici, completamente diversi da una rottura tendinea o a una instabilità, tutte patologie che possono manifestarsi con la stessa bandiera, il dolore.
Quale via d’uscita dunque se non la buona pratica clinica. L’esame soggettivo, o anamnesi, che sviscererà ogni vostra attività quotidiana per capire quale viene più limitata dalla vostra spalla e/o potrebbe avere causato il vostro problema. Ma anche altre patologie concomitanti, o una storia che può raccontare la strada che ha portato la spalla a soffrire. Insomma una bella intervista esauriente che viene poi completata dalla visita vera e propria. La spalla come tutte le articolazioni si osserva, si muove, si fa muovere, si tocca. Dopo un esame attento il clinico valuterà quindi se sono necessari approfondimenti diagnostici oppure se la situazione è chiara, elaborerà il suo piano d’azione.
La fisioterapia e la spalla
Esaurire tutti gli strumenti a disposizione del fisioterapista per affrontare i problemi della spalla è difficile in poche righe. I suoi compagni principali sono il medico ortopedico e fisiatra. Gli strumenti sono le tecniche passive, attive e le terapie fisiche. Non ci sono solo elastici e tecar! La terapia manu-fasciale ad esempio, scandaglia tutti i tessuti intorno alla spalla in cerca di problemi di scorrimento, vecchie “cicatrici”, ingranaggi “fuori-asse” e cerca di aggiustare il tutto con frizioni e movimenti. La terapia del movimento poi adotta esercizi riproducibili a casa (perché la spalla ha tanto bisogno di esercizio) per completare l’opera e dargli longevità, in modo da creare un percorso virtuoso a senso unico, senza recidive. I casi più difficili avranno bisogno di un follow up, e delle sedute periodiche, magari mensili o bisettimanali verranno pianificate per accompagnare le storie più lunghe.
Conclusioni
Nel mondo spalla ci sono tantissime patologie e inquadrarle correttamente vuol dire risolvere il problema più velocemente e più efficacemente. Un buon clinico non si può accontentare di una visita sommaria e di una diagnosi precisa e vorrà approfondire il vostro caso. Cercate quindi un professionista serio e attento, alla vostra spalla ma anche alla vostra persona.