Sciatica: che cos’è?
In uno dei primi articoli del blog abbiamo parlato sommariamente della sciatica, fenomeno così diffuso. Oggi andremo a parlarne portando il caso di Silvio, ex elettrauto in pensione colpito da ernia del disco.
La sciatica è un termine che deriva dal nervo oggetto di tale problema: il nervo sciatico. Rispetto ad altri termini medici è abbastanza generico, e non indica il tipo di sintomo nè la sua origine. Il paziente con sciatica però solitamente ha una caratteristica principale: un dolore insopportabile localizzato nella gamba. I luoghi più frequenti sono nella parte posteriore e laterale. Si può accompagnare a un deficit di forza e di sensiblità.
Un esordio improvviso
Silvio ha 65 anni, da poco ha lasciato il suo lavoro di una vita, l’elettrauto. Da anni ogni giorno raggiunge la sua officina da casa con la sua inseparabile bicicletta, forse causa di ciò che accadrà. Lo Yoga inoltre lo accompagna da ormai un decennio nelle sue giornate, Silvio ha molta cura della sua salute.
Una sera dopo una lunga giornata di lavoro una fitta lo coglie nella parte bassa della schiena, che lo costringe subito a scendere dalla bici e di proseguire verso casa con fatica. Presto di rende conto che il dolore sta scendendo lungo la gamba, ma non sarà l’unica sorpresa. Ha già sofferto di sciatica in passato e con dei farmaci era passata. Dopo un cocktail di antidolorifici Silvio va a dormire, e con sorpresa scopre la mattina di non riuscire a muovere bene la gamba.
Le visite mediche e l’intervento
La fortuna di Silvio è quella di affidarsi subito a un medico e non provare a risolvere questo problema con metodi alternativi (lo Yoga potrebbe tentarlo). Riesce a ottenere abbastanza in fretta una visita con un neurochirurgo, nel frattempo dovrà interrompere il lavoro (che poi riprenderà solo in parte) cercando però di camminare per quanto possibile.
Il responso del medico è abbastanza chiaro, e l’indicazione è chirurgica, un’ernia sta comprimendo una radice nervosa, provocando dolore nella gamba di Silvio, riducendone la forza. Dopo 4 settimane di attesa, passate tra antidolorifici e notti insonni, Silvio subisce l’intervento.
Ma come si forma un’ernia?
Il disco vertebrale è un involucro di gomma dura che contiene al suo interno un gel, allo scopo di ammortizzare il peso del nostro corpo permettendone allo stesso tempo un movimento a 360 gradi. Proprio come una vecchia guarnizione però, il disco può fissurarsi, e se il gel presente al suo interno riesce a farsi strada verso l’esterno, ecco che può formare una palla che va a comprimere la radice nervosa. Bisogna dire che spesso il gel fuoriuscendo non va a comprimere proprio nulla, tant’è che sono frequenti ernie del disco totalmente asintomatiche (senza alcun dolore o altro sintomo).
Una volta che il nervo (la radice nervosa) viene compresso, a seconda di quanto intensamente e se nella sua interezza si manifestano i sintomi. Il nervo è una struttura delicata nonostante la spessa struttura cellulare che lo protegge, e una compressione prolungata può dare esiti irreversibili. Nel caso di Silvio la compressione è stata abbastanza importante, tale da dare sia dolore che debolezza muscolare, e tale da richiedere un intervento di urgenza.
Il post intervento e la fisioterapia
Silvio torna a casa dopo l’intervento, l’ernia è stata rimossa, il chirurgo è molto soddisfatto. Ma siamo solo al primo step, abbiamo tolto quel sasso che comprimeva il nervo, e ora? A seconda di quanto il nervo è stato compresso e per quanto tempo la risposta è molto variabile. Nel caso di Silvio il dolore era praticamente ridotto dell’80% ma la gamba era ancora molto debole, costringendolo a una zoppia abbastanza evidente.
Possiamo riassumere in due fattori la debolezza di Silvio dopo l’intervento:
- il gruppo muscolare colpito che in 4 settimane ha perso forza e capacità di contrarsi
- il nervo che è stato compresso e ha perso la sua capacità di conduzione
Silvio ha iniziato la riabilitazione 7 giorni dopo l’intervento, troppo pochi per poter già lavorare sulla zona dell’ernia ma sufficienti per poter cominciare un recupero della forza della gamba. Un’altra arma inoltre si può usare in questi casi: la neurodinamica. Essa ci permette con manovre effettuate dal fisioterapista con grande cura di far scivolare il nervo tra muscoli ossa e legamenti, facilitandone lo scorrimento e riducendo quindi i punti dove viene “stirato” e “strozzato”.
Con la terapia del movimento Silvio ha invece ripreso nel modo più funzionale possibile l’uso dei muscoli della sua gamba, con esercizi prima assistiti e poi autonomi, proseguiti con cura a casa.
Nelle ultime sedute la terapia manu-fasciale ha permesso di liberare in parte la sua zona lombare, per distribuire meglio i carichi sperando di evitare una nuova recidiva.
Tempi e qualità del recupero
Un danno nervoso è cosa importante da non sottovalutare. Come già detto la ripresa è possibile solo se la compressione è stata tale da non “rompere” il nervo e le sue fibre, altrimenti difficilmente riparabili. Un nervo è come una signora molto permalosa, una volta offeso potrebbe metterci anche 2 mesi prima di recuperare, mesi dove è bene sfruttare la massimo ogni strumento terapeutico. I 10 mesi successivi possono portare a ulteriori benefici, ma di minore entità. Silvio ha recuperato all’80% la forza della gamba nei primi due mesi, e ogni mese mi ha raggiunto per parlarmi dei suoi miglioramenti e impostare nuovi esercizi. Ancora una volta deve dire grazie alla tempestività con la quale ha deciso di farsi visitare. Va detto per correttezza che non sempre la lesione nervosa guarisce completamente, motivo in più per affrontarla subito, senza procrastinare
Buonasera.
Non sò se scrivere quì sia giusto.
Ma ho problemi a camminare da circa 2 anni.
Diagnosi della tac L4L5 S1 . E lombosciatalgia.
Sto provando con farmaci, osteopatia, fisioterapia etc… ma nulla di ciò mi ha curato.
Consigli?
Buongiorno Loris,
e grazie per il suo contributo.
Come già scritto nell’articolo la sciatica si può curare, a patto di trovare il nodo del problema e che, se di sciatica vera si tratta, il nervo non sia stato troppo compromesso. La TAC è importante, ma non fa diagnosi, spero la sua sia stata fatta con una visita accurata. Il cocktail di cui mi parla (farmaci fisioterapia e osteopatia) qualche effetto dovrebbe averlo dato, a volte fa la differenza la costanza e la pazienza. Poi ci sono i fattori esterni: fa attività fisica, lavora senza problemi o il dolore la limita, ha un piano di esercizi da eseguire ogni giorno? Le sfaccettature sono tante e non si possono sviscerare tutte qui purtroppo. In ogni caso, se pensa che un’occhiata in più valga la pena darla, cerchi i miei contatti nella pagina in alto a destra (trova il mio telefono personale e i numeri per prenotare nei miei due studi), approfondiremo il suo caso di persona.
Cordialità